TRIESTE – “Quello a cui stiamo assistendo è un brutto spettacolo: la governance dei porti italiani è paralizzata da logiche spartitorie che nulla hanno a che fare con la competenza”. Così l’onorevole Debora Serracchiani, parlamentare del Partito Democratico, interviene con durezza sul caso Torbianelli, ex segretario generale dell’AdSp del Mare Adriatico Orientale, rimosso dal commissario Gurrieri.
La vicenda ha riacceso i riflettori sul tema dell’indipendenza gestionale delle Autorità di sistema portuale. “Oggi la maggioranza si divide le cariche secondo criteri politici – denuncia Serracchiani – arrivando a bloccare perfino i pareri nelle commissioni Trasporti di Camera e Senato, impedendo nomine essenziali per il funzionamento dei porti”.
Secondo la deputata triestina, l’attuale impasse non è solo un problema istituzionale, ma una minaccia diretta alla competitività logistica nazionale: “I porti hanno bisogno di strutture competenti, pronte ad affrontare sfide complesse come quelle poste dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, dai dazi USA e dal calo dei traffici. Trieste, in particolare, non può permettersi un organigramma incompleto per colpa delle lotte interne alla maggioranza”.
Imec e Via del Cotone: “Vediamo le carte”
Il discorso si sposta sul piano geopolitico. Il Governo, anche attraverso le dichiarazioni del ministro Tajani all’assemblea di Assarmatori, ha ribadito l’interesse per Trieste come terminale del corridoio IMEC, la cosiddetta “Via del Cotone” che dovrebbe collegare India, Golfo e Mediterraneo. Serracchiani frena gli entusiasmi: “Stiamo a vedere. È lo stesso governo che ha stralciato la Via della Seta, un accordo che – pur con tutti i distinguo – poteva rafforzare i legami con il mercato cinese”.
“L’India e il Sud-Est asiatico – aggiunge – sono mercati strategici, ma serve chiarezza: chi sostiene davvero questa iniziativa? Quali sono gli obiettivi concreti? Finché non ci saranno risposte, resta solo una suggestione geopolitica.”
Ex Wärtsilä, una chance da non sprecare
Infine, un segnale positivo: la ripartenza del sito ex Wärtsilä, oggi Innoway, con la produzione di carri ferroviari. “È una buona notizia – afferma – anche se non posso non ricordare che l’Italia ha perso la produzione di grandi motori marini, un grave errore strategico”.
L’ex governatrice del Friuli Venezia Giulia sottolinea il valore industriale dell’insediamento: “L’importante è che non si siano persi posti di lavoro. Ma serve di più: Trieste e il Nord Est stanno perdendo spazi industriali, e questo è un problema nazionale. Innoway può essere un inizio, ma servono politiche industriali serie e visione a lungo termine”.
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