Assarmatori: “Mancano 3.000 profili a bordo. Ma l’Italia può colmare il gap”

PROCIDA – Nell’ambito della VII edizione del Comitato del Lavoro Marittimo, ospitato oggi sull’isola di Procida, Giovanni Consoli – referente per le politiche occupazionali di Assarmatori – ha tracciato un quadro chiaro e documentato della situazione attuale sul fronte del lavoro marittimo. Il dato è inequivocabile: all’armamento italiano mancano oggi oltre 3.000 figure professionali, in particolare tra le qualifiche operative.

“Abbiamo condotto come associazione un’indagine approfondita – ha spiegato Consoli – per misurare il fabbisogno reale del settore. Il risultato ha confermato ciò che le compagnie denunciano da tempo: la carenza non riguarda solo gli ufficiali, ma si concentra soprattutto su sottufficiali, marinai, nostromi, elettricisti, operai e meccanici. Figure tecniche, fondamentali per il funzionamento quotidiano delle navi”.

DL48 e nuova occupazione: i primi risultati

Un segnale positivo, però, arriva dalla collaborazione istituzionale. “Da quasi tre anni dialoghiamo con il ministero competente – ha proseguito Consoli – e i risultati cominciano a vedersi. Il Decreto Legge 48/2023 ha introdotto misure concrete per incentivare l’occupazione marittima, stanziando risorse pubbliche dedicate. Parliamo di fondi reali e attivati, non solo promesse”.

Secondo i dati ufficiali diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono oltre mille i marittimi che hanno trovato un impiego grazie a questo intervento normativo, che ha agito su più fronti: formazione, avviamento al lavoro, agevolazioni contributive. “Un risultato incoraggiante – commenta Consoli – che dimostra quanto sia utile un’azione concertata tra pubblico e privato. Ma c’è ancora molto da fare”.

Career Day, scuole e territori: la promozione dal basso

Assarmatori ha scelto di non aspettare. Durante l’ultimo anno l’associazione ha lanciato un ciclo di incontri diretti nelle scuole marittime e nei centri per l’impiego.
“Abbiamo toccato le principali regioni italiane – Toscana, Campania, Sicilia – e incontrato oltre 5.000 tra studenti e disoccupati. Il messaggio è semplice: il lavoro marittimo c’è, è qualificato, ben retribuito, ma bisogna conoscerlo. E tanti ragazzi non sanno nemmeno da dove si comincia”.

Le visite hanno avuto l’effetto di riaccendere interesse verso una professione che troppo spesso paga lo scotto della disinformazione.
“In molti non avevano mai visto un contratto marittimo – conclude Consoli – eppure si sono dimostrati curiosi, motivati, pronti a mettersi in gioco. È da qui che bisogna ripartire: dal racconto onesto e concreto di cosa significhi davvero vivere e lavorare a bordo”.

margiotta
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