“Assarmatori: il cold ironing è pronto a decollare, ma servono regole uniformi e tariffe certe per tutti i porti italiani.”
GENOVA – Tariffe certe, norme uniformi e un coordinamento nazionale: sono questi i tre pilastri che, secondo Luca Brandimarte, responsabile Ports, Logistics & Competition di Assarmatori, dovranno guidare l’attuazione del cold ironing nei porti italiani.
Intervenendo al Port&ShippingTech di Genova, Brandimarte ha richiamato l’attenzione su una transizione elettrica ormai irreversibile, ma che necessita di certezze normative e operative per evitare rallentamenti.
“Servono tariffe certe e un quadro operativo chiaro per il cold ironing” ha spiegato Brandimarte. “L’Unione Europea ha già autorizzato un aiuto di Stato decennale da circa mezzo miliardo di euro, quindi nei prossimi tre o quattro anni il sistema dovrà essere pienamente funzionante. La parte positiva è che lo sconto in bolletta sarà applicato ex ante, con il prezzo finale dell’energia già ridotto.
Ora è però necessario un decreto che definisca le regole quadro e d’ingaggio, uniformi per tutti i porti. Sul piano organizzativo attendiamo la zonizzazione, cioè la gestione coordinata dei porti in aree omogenee per ottimizzare costi, investimenti e l’uso del cold ironing. Restano infine da chiarire i profili di responsabilità giuridica e assicurativa”.
A livello regolatorio, un passo avanti decisivo è arrivato con la delibera ARERA, che ha definito il quadro tariffario per la fornitura di energia elettrica alle navi ormeggiate. Il provvedimento introduce tre elementi fondamentali: tariffe dell’energia dedicate al cold ironing, possibilità di sconto ex ante direttamente in bolletta e maggiore trasparenza per armatori e gestori portuali.
Un modello, questo, che consente di trasferire immediatamente ai porti e alle compagnie i benefici economici derivanti dal PNRR e dagli incentivi europei, evitando i ritardi e le complessità dei rimborsi a posteriori.
Il cold ironing — la tecnologia che permette di alimentare le navi con energia elettrica da terra, riducendo emissioni e inquinamento acustico — rappresenta oggi una delle sfide più concrete della transizione verde marittima. La sua piena applicazione nei porti italiani, tuttavia, richiede una governance unitaria e coerente, capace di coniugare infrastrutture, investimenti e sostenibilità economica.
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