

KHOR FAKKAN (Emirati Arabi Uniti) – Ventiquattro membri d’equipaggio sono stati evacuati nella giornata di martedì dalla petroliera Adalynn, coinvolta in una collisione con un’altra unità navale nelle acque del Golfo di Oman, a est dello Stretto di Hormuz, uno dei passaggi marittimi più strategici del pianeta per il traffico energetico.
L’operazione di salvataggio è stata condotta dalla Guardia Costiera degli Emirati Arabi Uniti, che ha dispiegato mezzi navali a 24 miglia nautiche dalla costa per assistere l’equipaggio e trasportarlo in sicurezza al porto di Khor Fakkan.
L’Adalynn, secondo quanto riferito dalle autorità locali, era in rotta verso il Canale di Suez, presumibilmente con un carico di greggio o prodotti raffinati, quando è avvenuto l’incidente. Le immagini satellitari diffuse dalla NASA mostrano una significativa traccia termica nell’area, registrata nelle prime ore del mattino, a conferma della violenza dell’impatto.
In un primo momento, la società britannica Ambrey, specializzata in sicurezza marittima, ha escluso correlazioni con le tensioni geopolitiche in atto nella regione. Il riferimento è al conflitto aperto tra Israele e Iran, che nelle ultime settimane ha ulteriormente acuito il livello di allerta lungo le rotte che attraversano lo Stretto di Hormuz, a poche decine di miglia dal luogo dell’incidente.
Le autorità emiratine non hanno diffuso al momento dettagli sulle condizioni delle due navi coinvolte, né sull’eventuale sversamento in mare di idrocarburi.
Il nodo strategico di Hormuz
Lo Stretto di Hormuz rappresenta da decenni la vera giugulare energetica del pianeta. Largo poco più di 30 chilometri nel suo punto più stretto, separa le acque dell’Oman da quelle dell’Iran, collegando il Golfo Persico con il Golfo di Oman e l’Oceano Indiano. Ogni giorno vi transitano oltre 17 milioni di barili di greggio, pari a circa un quinto del petrolio mondiale trasportato via mare, rendendolo un crocevia strategico per i mercati globali dell’energia.
Il passaggio obbligato delle petroliere attraverso lo stretto lo rende particolarmente vulnerabile a tensioni geopolitiche. Le continue frizioni tra Teheran e le potenze occidentali, unite alla recente escalation tra Iran e Israele, ne confermano il ruolo centrale nello scacchiere internazionale. In caso di instabilità, anche solo potenziale, i premi assicurativi sulle navi e i noli marittimi subiscono rialzi immediati, generando effetti a catena sui costi energetici mondiali.
Per tutelare la libertà di navigazione e garantire la sicurezza delle infrastrutture marittime, l’area è costantemente presidiata da una presenza navale multilaterale, che include unità statunitensi, europee e dei principali alleati arabi. Missioni come Operation Sentinel o l’europea Aspides operano attivamente nella regione per scoraggiare attacchi e atti ostili in uno dei teatri marittimi più sensibili del mondo.
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