Cug: come superare le discriminazioni?

L’intervista a Antonella Ninci presidente della Rete nazionale Comitati Unici di Garanzia (Cug)

LIVORNO – Antonella Ninci è la presidente della Rete nazionale Comitati Unici di Garanzia (Cug).
Si tratta di una rete spontanea nata dieci anni fa per volontà delle presidenti e dei presidenti dei Cug di un gruppo di amministrazioni pubbliche Italiane, a cui oggi aderiscono oltre 450 tra Amministrazioni ed Enti, centrali, nazionali e locali.

Ruolo dei Cug è quello di prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione e realizzare ambienti di lavoro improntati, al tempo stesso, al benessere organizzativo ed alla efficienza nei risultati.

Anche le Autorità di Sistema portuale hanno aderito e quella di Livorno, nel suo percorso iniziato circa un anno fa, ha dedicato al tema una giornata.
A margine dell’evento abbiamo parlato con la dottoressa Ninci, chiedendo di spiegarci che cosa siano i Cug, quali siano le attività e chi rappresentino.

“Il percorso delle AdSp ha radici in tempi non troppo lontani, ma già si è fatto strada” ha detto
Questa rete concede una visione integrata, per dare una svolta al tema della prevenzione dei fenomeni di discriminazione di ogni tipo.
Nelle pubbliche amministrazioni il Cug non è facoltativo, ma obbligatorio ed ha il vantaggio di avere al suo interno la visione delle organizzazioni sindacali, grande bacino di competenze e valori.
“Le tematiche affrontate sono di varia natura, salute, sicurezza ad esempio, accompagnate da un dialogo costante per segnare la strada migliore e avere una rete ci permette di far sentire in maniera strutturata una voce unica”.

La parità di genere

Tra le discriminazioni, quella della parità di genere conta numeri ancora importanti.
“Le criticità sussistono ancora, con il famoso “tetto di cristallo” o “pavimento appiccicoso” che ancora sono realtà perché anche nel lavoro pubblico esistono gap retributivi importanti”.
La differenza è di circa il 5%: ma non si tratta di retribuzione base, ma riguarda tutto l’accessorio.
“Sappiamo che le donne hanno problemi legati alla conciliazione casa-lavoro e spesso fanno ricorso al part time, quindi diminuzioni retributive legate alla minor possibilità di presenza nel luogo di lavoro. Oppure riguarda le difficoltà di avere incarichi aggiuntivi che sono quelli retribuiti maggiormente”.
Si sconta ancora una differenza e c’è bisogno di sviluppare metodi di comunicazione inclusivi e rispettosi.
“C’è da tenere conto oggi -aggiunge Antonella Ninci– delle discriminazioni multifattoriali e intersezionali: oggi nelle amministrazioni, come in ogni ambiente di lavoro, convivono molte generazioni. L’ingresso di capitale di lavoro giovane fa sì che ci possano essere tre, quattro, qualche volta anche cinque generazioni insieme.
Non è facile essere donna di una certa età, anziana, piuttosto che giovane. Le penalità possono essere vissute in maniera multipla, genere e disabilità insieme anche all’età. Quindi serve un’attenzione focalizzata alla crescita di una cultura di sensibilità che riesca ad intercettare tutti i fattori di rischio e a trovare le soluzioni per superarli”.

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Tags: Porti

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