

LIVORNO – Con 350 milioni di fatturato, dal 1860 la Zuegg porta nelle nostre case succhi e confetture di alta qualità anche con il marchio Skipper.
La storia inizia a Lana d’Adige e oggi, che siamo giunti alla quinta generazione della famiglia con il Ceo Martina Zuegg, da Verona viene gestita la maggior parte delle operazioni, dalla produzione alla logistica.
Nella città veneta vengono prodotti i succhi, le confetture arrivano invece dallo stabilimento in Germania, ad eccezione di alcune linee produttive che vengono realizzate nello stabilimento di Luogosano vicino ad Avellino dove viene lavorata tutta la materia prima che andrà poi ad alimentare la produzione.
Qui ci sono anche i frutteti della Zuegg, per tutto quello che può essere coltivato alle nostre latitudini che servirà a dare vita a prodotti di alta gamma del brand ma anche come base per altri gruppi come Danone o Bauli.
Continuiamo oggi il nostro percorso tra donne che “ce l’hanno fatta” e che nella logistica hanno raggiunto ruoli apicali, con Elena Bassoli, Group Logistics and Customer Service Manager del gruppo.
Lei segue la filiera fin dalla partenza occupandosi della parte della logistica B2C di un’azienda che, pur avendo come mercato di riferimento l’Italia (al 90% dei volumi) si allarga verso la distribuzione all’estero cercando di acquisire nuovi mercati con basi di customer service che arrivano fino in Russia.
Partiamo dalla logistica in generale di oggi: intelligenza artificiale e strumenti digitali rendono meno “utile” il lavoro umano, lo sostituiscono?Â
Oggi ci sono strumenti ormai imprescindibili nelle varie declinazioni e applicazioni, che possono essere utilizzati nel settore.
Ma proprio perché tutto quello che è legato al digitale o all’intelligenza artificiale ha un background tecnologico, comporta per sua stessa natura una standardizzazione e una rigidità che solo la corretta gestione da parte dell’uomo possono rendere flessibili a vantaggio della logistica.
Ecco perchè a mio avviso non si toglie, ma al contrario si dà modo di rendere questi strumenti efficaci.
Alla luce di questi cambiamenti come Zuegg avete dovuto apportare modifiche ai vostri processi?
Sì, rivediamo costantemente i processi adattandoli rispetto a esigenze sempre più vocate a una standardizzazione o a certe rigidità . Penso ad esempio a forniture specifiche per le quali c’è la necessità di trovare soluzioni per clienti che ad esempio abbiano magazzini automatizzati o con tecnologie di un certo tipo.
Questo ha richiesto da parte nostra la revisione di alcuni processi interni di logistica per arrivare a poter fornire il prodotto con la customerizzazione richiesta.
E proprio il fatto di mettere il servizio personalizzato al centro è la chiave della logistica di oggi senza pensare che uno standard vada bene per tutti.
Lei è responsabile della logistica dell’azienda: quale è la sua “giornata tipo”?
Diciamo che già dalla prima colazione cerco di impostare la mia giornata secondo quello che penso di svolgere. All’arrivo in azienda solitamente il mio programma salta nei primi 5 minuti!
Questo perchè sopraggiungono emergenze che vanno gestite subito. Poi passo all’allineamento con i miei collaboratori per capire eventuali problemi e coordinare la loro attività .
Buona parte del mio tempo è occupato anche dall’allineamento con le altre funzioni aziendali produzione compresa perchè se ci sono problemi all’inizio della catena, poi si tramuteranno in problematiche logistiche. Quindi è evidente che maggiore è l’allineamento interno, maggiore è la possibilità di trovare soluzioni efficaci.
Poi però c’è anche una parte di miglioramento e efficientamento dei progetti che parte da un’analisi analitica dei dati con i miei collaboratori da cui cerchiamo di arrivare a nuove idee.
Diciamo che arrivo rapidamente a sera pensando di aver fatto forse l’80% di quello che mi ero prefissata al mattino!
Immagino la logistica come un settore particolarmente stressante con ritmi serrati e tempi da rispettare. Allora quanto è importante dare spazio al benessere del lavoratore?
Molto. E credo che in questo la tecnologia aiuti, sia nella parte della fatica fisica che in quella mentale. Penso ad esempio alle nuove modalità come la merce all’uomo, gli esoscheletri o lo stress mentale ridotto da applicazioni di intelligenza artificiale.
Un esempio su tutti: verificare perchè un mezzo sia in ritardo, in passato poteva richiedere una quindicina di telefonate, oggi basta un sistema di georeferenziazione per capirlo in pochi minuti.
In questo panorama lavoratori inserisco il tema della parità di genere. Lei ad esempio è dimostrazione che la logistica si sta aprendo sempre di più al mondo femminile. C’è un valore aggiunto che può portare la donna?
A mio avviso sì. Questo perchè ritengo che le donne siano delle logistiche per definizione: basti pensare alla conciliazione della gestione privata-familiare con il lavoro. Nonostante l’evoluzione culturale, in Italia la gestione della famiglia continua in buona parte a gravare sulle donne e la semplice gestione dell’organizzazione domestica e di tutto il resto, abbinato al lavoro, fa sì che le donne siano già “di natura” abituate a una gestione logistica.
Ma aggiungo che la caratteristica della mediazione sia propria del mondo femminile più di quello maschile. Nel nostro ambito è utile trovare sempre un punto di convergenza nella famosa ottica win-win in situazioni che sono a volte contrastanti come possono essere le tempistiche della logistica tra le esigenze del cliente e quelle del fornitore.
Si tratta di portare a sintesi richieste diverse in un’ottica di beneficio complessivo della filiera e credo che le doti di mediazione siano da non sottovalutare e portino sicuramente un plus al comparto.
Al contrario ci sono difficoltà che hai incontrato nel suo percorso professionale come donna?
Sicuramente in certi momenti della mia carriera è stato difficile come accennavo, gestire l’ambito privato e quello professionale soprattutto rispetto alla crescita di mio figlio della quale mi sono persa “qualche pezzettino”.
E soprattutto quando ho iniziato a lavorare qualche decennio fa (adesso le cose sono diverse in parte), le donne erano veramente pochissime nel nostro settore e c’era una sorta di discriminazione.
Ad esempio non si veniva prese sul serio ed era necessario continuamente far capire o percepire il proprio valore e le proprie competenze.
Come se fosse sempre necessario dire: “Sono donna ma ti assicuro che ho tutte le carte in regola e forse di più per ricoprire il ruolo che ricopro”.
Poi quella fiducia si guadagna ma in certi momenti è stato sicuramente difficile.
A inizio mese a LetExpo (la fiera di Alis) abbiamo assistito a una cosa insolita: un panel tutto al femminile a cui lei ha preso parte con alcune colleghe. Com’è stato viverlo?
È stata un’esperienza bellissima non solo perché ho potuto vedere come in ambiti anche molto diversi dal mio e con altri ruoli importanti a livello aziendale, tante donne finalmente stiano popolando la logistica.
Ci siamo scambiate esperienze molto interessanti da cui ho colto anche alcuni spunti di riflessione.
Parlando con le altre abbiamo condiviso anche le nostre difficoltà come donne e questo per me è stato di grande valore.
Lei fa parte anche dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano. Di cosa si occupa?
Come mi piace dire si tratta di un “crogiolo di tutte le competenze e eccellenze nel nostro settore”: è un ambito dove vengono messi insieme tutti i players della della supply chain in ambito logistico coordinato dai docenti del Politecnico che hanno un approccio accademico estremamente importante.
Così si va infatti a monitorare e analizzare in modo oggettivo tutto quello che è lo stato dell’arte della logistica oggi, ma anche le nuove tendenze. Noi parlavamo ad esempio di intelligenza artificiale quando ancora era allo stato embrionale.
Si mettono a fattor comune le esperienze e le competenze creando uno spazio che arricchisce conoscenze e dove è possibile portare il proprio contributo. Per me è un “terrazzo sulla logistica” con un punto di vista privilegiato.
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