A colloquio con il direttore generale con Jacopo Celona: “Dialogo continuo e indispensabile tra arte e logistica”
FIRENZE – Jacopo Celona è il direttore generale della Florence Biennale in programma dal 18 al 26 Ottobre. Giunta alla XV edizione, rappresenta ormai la principale manifestazione di arte contemporanea e design a Firenze.

“La sfida di portare la realtà del contemporaneo nella culla del Rinascimento diventa l’occasione per creare un prestigioso momento espositivo per la produzione artistica contemporanea internazionale” si legge sulle pagine del sito della manifestazione. Un traguardo importante per Florence Biennale che il direttore spiega così: “Questa quindicesima edizione rappresenta per noi un traguardo significativo, non solo per la longevità del progetto, ma per la capacità della Florence Biennale di rinnovarsi continuamente, mantenendo saldo il proprio ruolo di ponte tra arte, cultura e società. Ogni edizione è una nuova sfida e insieme un’opportunità per riaffermare Firenze come luogo di incontro tra artisti provenienti da tutto il mondo, in un dialogo che abbraccia linguaggi, generazioni e visioni differenti”.
Il tema di questa edizione riguarda luce e oscurità. Cosa rappresentano questi due aspetti per l’arte?
“The Sublime Essence of Light and Darkness” è un tema che invita a riflettere sulle dualità che attraversano la vita e la creazione artistica.
Luce e oscurità non sono soltanto opposti, ma forze complementari che si definiscono a vicenda. Nell’arte rappresentano conoscenza e mistero, visibilità e profondità, rivelazione e introspezione. È un invito agli artisti e al pubblico a esplorare le zone di confine, dove la complessità diventa bellezza.
Arte è anche dialogo tra popoli, in questo momento si sente tanto il bisogno di questo, la biennale è occasione di pace in un certo senso?
Assolutamente sì. La Florence Biennale nasce con una vocazione universale: promuovere il dialogo interculturale e la comprensione reciproca attraverso il linguaggio dell’arte, che è per sua natura inclusivo e trasversale. In un tempo in cui le divisioni sembrano accentuarsi, crediamo che l’arte possa essere un luogo di incontro, di ascolto e di pace. Ogni artista porta con sé la propria storia e la propria identità, ma è nel confronto che nasce la consapevolezza di appartenere a un’unica umanità.
L’arte mette in collegamento mondi diversi. Nel dietro le quinte cosa ci può dire sotto l’aspetto legato a trasporto e logistica delle opere?
Il dietro le quinte di una manifestazione come la Florence Biennale è un universo molto complesso e al tempo stesso affascinante. Ogni opera è un bene prezioso che richiede competenza, precisione e sensibilità in ogni fase: dal trasporto all’installazione. È un lavoro invisibile, per la maggior parte delle persone, ma fondamentale, che unisce professionalità diverse — organizzatori, curatori, progettisti, artigiani, tecnici — in un dialogo continuo e indispensabile tra arte e logistica.
Dunque l’arte deve necessariamente essere in sintonia con la logistica e il trasporto…
Senza dubbio. L’arte contemporanea, soprattutto nelle sue forme più sperimentali e multidisciplinari, richiede un approccio logistico personalizzato e in costante dialogo con l’artista, il curatore e chi progetta le mostre. Non si tratta solo di movimentare oggetti, ma di custodire idee e identità. La logistica, in questo senso, diventa parte integrante del processo artistico e curatoriale.
C’è tutto un mondo di professionisti che hanno reso possibile l’allestimento della mostra anche sotto questo aspetto.
Certamente. Dietro ogni installazione c’è un lavoro di squadra straordinario, fatto di persone che condividono competenze e passione. La Biennale non sarebbe possibile senza l’impegno di professionisti che operano con grande attenzione, dalla movimentazione delle opere alla cura dei dettagli espositivi. È un ecosistema di competenze che lavora in sinergia per rendere l’esperienza del pubblico sicura, accessibile e coinvolgente.
Qualche curiosità sul trasporto e l’allestimento, difficoltà, accorgimenti particolari…
Ogni edizione porta con sé
sfide diverse: opere di natura molto particolare, materiali delicati, installazioni interattive o multimediali. Tutto questo richiede una pianificazione accurata e una costante capacità di coordinamento tra le diverse realtà coinvolte, a partire dagli artisti. È essenziale che ogni ingranaggio funzioni in modo armonico, ma soprattutto che vi sia una grande flessibilità operativa per affrontare con tempestività qualsiasi imprevisto. La globalizzazione ha certamente agevolato la mobilità, ma il trasporto dell’arte richiede competenze altamente specializzate e una professionalità elevata, per garantire che ogni opera giunga integra e sicura, pronta per essere ammirata dal pubblico.
FERCAM anche quest’anno sarà sustainability partner. Ci può dire qualcosa proprio sull’aspetto della sostenibilità legata al trasporto delle opere?
La sostenibilità è oggi un valore imprescindibile, anche nel mondo dell’arte. Con FERCAM, nostro Sustainability Partner, condividiamo una visione comune: promuovere pratiche rispettose dell’ambiente e allo stesso tempo garantire standard elevati di sicurezza e gestione delle opere. Dalla riduzione delle emissioni ai materiali riutilizzabili per gli imballaggi, fino alla gestione efficiente dei trasporti, ogni scelta riflette un impegno concreto verso un futuro più responsabile. Da questa riflessione nacque, ad esempio, il progetto Cr(e)ate – Crates Become Art – del 2023 in cui abbiamo realizzato delle opere di street art utilizzando degli imballaggi che in precedenza avevano svolto proprio quel ruolo di proteggere importanti opere durante il trasporto.
Ci sarà spazio per il design. Noi ci occupiamo di nautica e ci rendiamo conto che in certi settori produttivi esso ricopre un ruolo primario.
Il design occupa un ruolo sempre più centrale alla Florence Biennale perché rappresenta il punto d’incontro tra creatività e funzione, tra arte e industria. È una forma di pensiero progettuale che coniuga estetica, innovazione e sostenibilità. In questa edizione il design dialoga con l’arte visiva attraverso progetti che dimostrano come la bellezza possa nascere anche dall’etica del fare, dall’intelligenza dei materiali e dalla capacità di rispondere alle sfide del presente. In questa edizione siamo onorati di accogliere un’ospite d’eccezione come l’architetto Patricia Urquiola, che rappresenta oggi una delle voci più autorevoli del design contemporaneo e un esempio eccellente di come sia possibile utilizzare i materiali in modo consapevole e sostenibile.
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