Un corso multidisciplinare per leggere la trasformazione normativa, geopolitica e tecnologica del dominio sottomarino.
ROMA – È iniziato lo scorso 3 ottobre il II Corso multidisciplinare sul Dominio Underwater, un’iniziativa formativa di alto profilo che affronta in chiave sistemica i temi normativi, geopolitici, tecnologici ed economici legati alle infrastrutture e alle attività subacquee. Dopo il successo della prima edizione, l’appuntamento si colloca in un momento di profonda trasformazione del quadro legislativo e strategico nazionale e internazionale, con al centro la sicurezza dei fondali e la protezione delle infrastrutture critiche sottomarine.
Il corso si innesta sul percorso legislativo avviato con il DDL 27 settembre 2024, confluito nel successivo DDL 1462 attualmente in itinere, che prevede la nascita dell’Autorità per la Sicurezza e le Attività Subacquee (ASAS). La normativa in discussione introduce strumenti di coordinamento, controllo e regolazione per un settore finora frammentato.
Tra i pilastri della riforma vi sono l’elaborazione di Linee Guida tecniche e standard di sicurezza per la navigazione subacquea, la definizione delle procedure autorizzative per le attività in profondità, la promozione della ricerca e sviluppo tecnologico, e l’inquadramento delle infrastrutture underwater all’interno del Perimetro di Sicurezza Nazionale, con particolare attenzione alla prevenzione e contrasto di fenomeni di guerra ibrida.
L’istituzione dell’ASAS segnerebbe un passaggio di sistema: per la prima volta l’Italia si doterebbe di un’autorità unica per la gestione integrata delle attività e della sicurezza subacquea, con compiti di regolazione e sorveglianza in settori che spaziano dalla cantieristica al mining sottomarino, dai cavi digitali ai sistemi militari.
Una parte centrale del corso è dedicata alla geopolitica dei fondali marini, un tema che da tecnico è ormai diventato strategico. La crescente importanza dei fondali come spazio di competizione riguarda non solo la geografia fisica — dorsali, piattaforme continentali, giacimenti e dorsali digitali — ma anche il confronto tra potenze.
Le grandi potenze hanno elaborato strategie specifiche per il dominio subacqueo, puntando a controllare infrastrutture critiche, rotte di dati e risorse minerarie. Accanto agli Stati Uniti e alla Cina, anche attori emergenti — Turchia, India, Paesi del Golfo — stanno potenziando la loro presenza nei fondali. In questo contesto, il Mediterraneo assume un rilievo particolare: oltre a essere un crocevia energetico e digitale, ospita un reticolo di cavi sottomarini strategici, infrastrutture sempre più esposte a minacce ibride e cyber.
Per l’Italia, al centro geografico e logistico del bacino, il dominio underwater non è un settore marginale, ma un’estensione naturale della propria proiezione marittima e della propria sicurezza nazionale.
Il corso offre un’analisi approfondita del quadro giuridico internazionale, a partire dalla “New York Joint Statement on the Security and Resilience of Undersea Cables in a Global Digitalized World” (26–27 settembre 2024), che ha segnato un passo importante nel riconoscere la centralità dei cavi sottomarini nella sicurezza globale.
Viene affrontata la necessità di aggiornare la Convenzione di Montego Bay (UNCLOS) e il ruolo dell’Autorità Internazionale dei Fondali (ISA), verso la definizione di un vero diritto del mare e del sottomare. Sono oggetto di analisi anche il Trattato ONU sull’Alto Mare, il Regolamento UE 1689/2024 sull’Intelligenza Artificiale, e le proposte per una convenzione internazionale specifica sui cavi sottomarini, oggi disciplinati da norme lacunose e frammentarie.
In questa prospettiva, la regolazione delle attività sottomarine non è più una questione settoriale, ma si intreccia con la cyber-security, la difesa, il diritto internazionale e le catene logistiche globali.
Il Modulo 2 del corso, dedicato alla dimensione economica e tecnologica, analizza le opportunità della Blue Economy underwater e le ricadute industriali e occupazionali che derivano dall’innovazione.
Al centro vi è la protezione e valorizzazione dei cavi sottomarini, dorsali digitali che trasportano oltre il 95% del traffico dati mondiale. Viene approfondita anche la questione dello sfruttamento delle materie prime critiche nei fondali — un tema sensibile, sospeso tra potenzialità economica e tutela ambientale — e le prospettive aperte dall’Internet of Underwater Things (IoUT), rete tecnologica che potrebbe rivoluzionare il controllo e la gestione degli ambienti subacquei.
Il DDL del 25 novembre 2024, anch’esso in discussione, introduce nuovi strumenti di coordinamento delle politiche del mare e istituisce la zona contigua, rafforzando la capacità dello Stato italiano di presidiare e valorizzare la risorsa mare, anche sotto la superficie.
Diretto dall’Avv. Giuseppe Graziano, con la direzione organizzativa del Dott. Andrea Torresi e il supporto di un comitato scientifico composto da docenti, esperti di diritto, ammiragli e specialisti tecnici, il corso si svolge ogni venerdì mattina in modalità frontale e online, con lezioni registrate.
Ogni appuntamento prevede l’analisi di casi reali, normative di riferimento e scenari operativi, con l’obiettivo di costruire competenze nuove in un settore che incrocia diritto, tecnologia, sicurezza e geopolitica.
L’iniziativa si colloca in un momento cruciale: l’Italia è chiamata a dotarsi di strumenti normativi, industriali e strategici per presidiare il dominio underwater, oggi più che mai al centro della sicurezza nazionale e della competizione globale.
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