“Gli ufficiali italiani sono richiesti sia da compagnie italiane, sia da compagnie estere. Eppure non riusciamo a colmare la domanda” ha spiegato Massolo, sottolineando come la platea degli allievi dell’Accademia si distribuisca oggi in maniera piuttosto equilibrata: “Circa un terzo dei nostri cadetti va a lavorare in compagnie associate a Confitarma, un terzo in compagnie che aderiscono ad Assarmatori, e l’ultimo terzo viene assorbito da realtà armatoriali estere”.
Il presidente ha anche evidenziato come il sistema formativo ETS, che governa la struttura dell’Accademia, rappresenti un modello flessibile, capace di adattarsi all’evoluzione delle imprese: “Abbiamo compagnie fidelizzate che crescono con noi. È un sistema dinamico, che risponde bene alle esigenze del settore”.
Tuttavia, la vera sfida resta rendere attrattivo il mestiere del marittimo per le nuove generazioni. “I giovani oggi hanno davanti un ventaglio molto più ampio di opportunità. Se il nostro settore non si fa conoscere e non comunica la propria forza attrattiva, andranno altrove. Dobbiamo far passare un messaggio chiaro: anni fa la Marina Militare diceva “arruolati e girerai il mondo”. Ecco, questo discorso è ancora più valido oggi per la Marina Mercantile”.
Massolo individua nella curiosità e nel desiderio di mobilità due leve strategiche: “Dobbiamo parlare a quella fascia di giovani che vuole fare esperienze all’estero. Il lavoro di marittimo, in questo senso, è ancora altamente attrattivo. All’estero si guadagna di più e la carriera è più veloce. Questo deve essere un messaggio chiave nella narrazione del mestiere”.
Le parole del presidente risuonano come un monito ma anche come una proposta operativa: rilanciare la formazione, puntare sulla qualità e valorizzare la dimensione internazionale della professione marittima. Un mare di opportunità, insomma, che l’Italia rischia di lasciarsi sfuggire se non saprà investire in modo deciso nella sua risorsa più preziosa: il capitale umano.
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