Il Rapporto Draghi e il Futuro dello Shipping

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LIVORNO – Il Rapporto Draghi, pubblicato nel febbraio 2024 e commissionato dall’Unione Europea, ha rappresentato un punto di svolta nel dibattito sul futuro economico e industriale dell’Europa, l’attenzione rivolta a questo documento sta nell’ancora grande attualità ulteriormente enfatizzata dagli ultimi avvenimenti a livello economico e geopolitico degli ultimi mesi : ad esempio sul fronte guerre, con il proseguo del conflitto in Ucraina e Medio Oriente, tensione in Asia e Rotte Marine instabili, la questione della Autonomia Strategica è più che mai attuale.

Ulteriore nodo cardine è esacerbata dalla competizione globale accelerata, USA e Cina stanno investendo massicciamente in tecnologia, energia verde e manifattura avanzata e senza una politica industriale comune l’Europa rischia di restare indietro.

Mario Draghi, ex presidente della BCE e figura chiave nella politica economica europea, ha delineato una visione chiara: l’Europa deve accelerare sulla strada dell’integrazione, degli investimenti comuni e della competitività industriale. Ma cosa significa tutto questo per un settore strategico come quello dello shipping, già al centro di profonde trasformazioni tecnologiche e ambientali?

Il settore marittimo è responsabile di circa il 90% del commercio mondiale. Tuttavia, è anche uno dei maggiori emettitori di CO2, ed è oggi sotto pressione per decarbonizzarsi, digitalizzarsi e resistere a uno scenario geopolitico sempre più instabile. Tematiche come la transizione green, la resilienza delle catene di approvvigionamento e l’autonomia strategica – centrali nel Rapporto Draghi – trovano nello shipping uno dei terreni più concreti di applicazione.

Draghi sottolinea l’urgenza di investimenti comuni europei per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Lo shipping, in particolare, necessita di fondi consistenti per la ricerca su carburanti alternativi come l’ammoniaca verde, l’idrogeno o i biocarburanti avanzati, oltre che per l’ammodernamento delle flotte. In questo senso, il Rapporto invita l’UE a dotarsi di un “bilancio industriale” simile a quello americano dell’Inflation Reduction Act: una svolta che potrebbe rendere realizzabile una transizione sostenibile anche per il trasporto marittimo.

Un altro tema cardine del Rapporto Draghi è la fragilità dell’Europa nei settori strategici, spesso dipendente da attori esterni. Lo shipping è emblematico: gran parte delle rotte commerciali e delle infrastrutture portuali europee dipende da compagnie extraeuropee, in primis cinesi. Draghi propone una nuova politica industriale che punti al rafforzamento di campioni europei: nel settore marittimo, questo significherebbe promuovere fusioni, alleanze e investimenti che consentano a operatori europei di competere su scala globale.

Il rapporto enfatizza anche l’urgenza della transizione digitale come leva di competitività. Nel mondo dello shipping, ciò si traduce in porti intelligenti, automazione della logistica, tracciabilità in tempo reale e cybersicurezza. Il rischio di attacchi informatici alle infrastrutture portuali è in crescita e rappresenta una minaccia concreta: investire in tecnologie sicure e resilienti è oggi imprescindibile, e il Rapporto Draghi ne riconosce la rilevanza sistemica.

In definitiva, il Rapporto Draghi non parla direttamente di shipping, ma lo interpella in ogni riga. Il settore marittimo si trova oggi in una posizione cruciale, e le indicazioni di Draghi rappresentano una roadmap preziosa per garantire che lo shipping europeo rimanga competitivo, sostenibile e strategicamente autonomo. Ma perché ciò accada, servirà una visione politica coraggiosa e una governance sovranazionale più integrata – esattamente ciò che Draghi auspica.

Se l’Europa saprà cogliere questa occasione, lo shipping potrà essere non solo parte del cambiamento, ma uno dei pilastri della rinascita industriale europea.

margiotta
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Tags: Economia, Energia, Politica, Shipping

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