LIVORNO - Qualunque sia l’arena in cui si polemizza, si dibatte, si litiga e ci si confronta, siano teatri dell’audiovisione, siano i così detti social media, sia la carta stampata,
ad uscire sempre sconfitta sembra essere la povera lingua italiana, almeno quando si riesce ad usarla senza coprirla con l’inglese.
Lasciando andare le
consecutiones temporum et modorum, che, una volta, magari in Toscana riuscivano a salvarsi, lasciando correre anche i frequentissimi errori di pronuncia come èdile, ìncavo, guàina, sàlubre, scandìnavo e così via e lasciando (un po’ meno) andare l’uso ormai orribilmente stratificato del congiuntivo imperfetto in vece dell’imperativo presente, vediamo che il bello viene quando ci si cimenta con le
“dotte” citazioni.
Un buon novanta per cento di chi vuol significare l’inefficacia o l’inutilità di una regola o di un precetto di legge, infatti, si lascia andare e ricorda le
“grida” manzoniane, non...
Nessun risultato trovato.