LIVORNO - (Renato Roffi) Conoscendo l'autore, forse, più che a una sorta di modestia, magari un po' di maniera, ciò che induce Massimo Bianchi a definire "libretto" il suo ultimo lavoro di saggistica, è davvero la coscienza e, sopra tutto, il rammarico per non aver fatto di più. Si tratta, invero di un senso di insoddisfazione che prende qualunque persona pensante porti a termine un lavoro svolto con passione, senza altri fini sen quello di dare il meglio di sé. Il primo e più lampante elemento che avviluppa immediatamente chi si pone anche soltanto a sfogliare "C'eravamo anche noi", infatti, è senz'altro la passione, una passione (parola che, etimologicamente, si richiama alla sofferenza) a dir poco straordinaria con cui l'autore, con lo scrupolo che gli conosciamo proprio e con un amore quasi filiale ripercorre il cammino compiuto dal "suo" partito socialista nell'arco del cinquantennio che si snoda dall...
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