

LIVORNO – Ieri, come puntualmente dal 1992 a questa parte, a Livorno è stata commemorata, con il mesto appello delle sue 140 vittime, la tragica collisione della Moby Prince con la petroliera Agip Abruzzo avvenuta nella notte del 10 Aprile 1991, ancora ricordata come la tragedia più grave della marineria italiana in tempo di pace.
La triste rievocazione ci dà il destro per tornare sul fatto che, poco meno di un mese fa, avevamo riferito di una persona che, convocata su delega di una Pm del tribunale di Livorno alla caserma Santini della Guardia di finanza, aveva riferito di fatti di cui era stato testimone diretto nel porto di sant’Antioco, in Sardegna, la serata successiva alla tragedia del traghetto, con cui ritenne potesse esservi qualche relazione.
La persona, sentita come “informata dei fatti”, era all’epoca un funzionario della Polizia di Stato e l’oggetto della sua deposizione sarebbe stato l’aver visto all’ormeggio, protetta e circondata da un fitto cordone di Forze dell’ordine che allontanavano chiunque si trovasse a passare, una nave che, con una certa probabilità, sarebbe stata individuata nella fantomatica “Therese”.
Tale unità, secondo diversi elementi e testimonianze, sarebbe stata presente nella rada livornese la notte della fatale collisione.
Come già avevamo riportato nell’articolo del 16 Marzo scorso, l’uomo, che adesso risiede nel capoluogo sardo, ne aveva parlato subito all’interno del proprio ambiente di lavoro, ma era stato in diversi modi – anche molto espliciti – “incoraggiato” a guardarsi il più possibile anche solo dal lambire certi argomenti.
Ciò non di meno, ormai da tempo in pensione, il Nostro chiese di essere ascoltato dalla Pm livornese ed oggi sembra essere intenzionato ad inviare alla stessa magistrata un memoriale addendum riguardante altri fatti e circostanze che ritiene possano avere attinenza anche indiretta con la collisione, di cui era venuto a conoscenza durante il suo servizio a Livorno e su cui, all’epoca, fu diffidato dall’indirizzare la sua attenzione.
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