MSC-BlackRock nei porti panamensi: cresce la tensione

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PANAMA CITY – L’imponente acquisizione da parte del consorzio formato da MSC e BlackRock, che prevede il passaggio di 43 terminal portuali globali dalla cinese CK Hutchison, tra cui i due strategici scali panamensi di Balboa e Cristóbal, ha acceso una miccia geopolitica che preoccupa non soltanto le cancellerie internazionali, ma anche la stessa governance del Canale di Panama.

«Esiste un rischio concreto che un’eccessiva concentrazione della capacità portuale in capo a un singolo gruppo integrato finisca per compromettere la neutralità commerciale del Canale», ha dichiarato Ricaurte Vásquez, amministratore dell’Autorità del Canale di Panama, in una lunga intervista rilasciata al Financial Times.

Il nodo non è tanto il cambio di proprietà in sé, quanto il fatto che la Mediterranean Shipping Company, attraverso la controllata Terminal Investment Ltd (TiL), è oggi il più grande operatore terminalista privato al mondo, con una capacità operativa stimata oltre i 78 milioni di TEU. Una potenza logistica capace, potenzialmente, di influenzare rotte, tariffe e accessi lungo uno dei principali snodi marittimi globali.

I porti nel mirino

Balboa e Cristóbal, rispettivamente affacciati sull’Oceano Pacifico e sul Mar dei Caraibi, costituiscono le due teste di ponte del Canale. Oggi sono gestiti da Hutchison Ports in virtù di una concessione rinnovata nel 2021. La loro cessione, confermata dalla stessa CK Hutchison lo scorso aprile, è attualmente sotto esame da parte delle autorità antitrust cinesi. In particolare, la SAMR (State Administration for Market Regulation) ha avviato una procedura di revisione del dossier, sottolineando l’importanza della trasparenza e del rispetto dell’interesse pubblico.

La vicenda ha attirato anche l’attenzione degli Stati Uniti: secondo quanto riportato da Reuters, il presidente Donald Trump avrebbe accolto favorevolmente l’uscita di scena della holding cinese, definendola una “riappropriazione occidentale di un’infrastruttura strategica”.

Ma non tutti condividono l’entusiasmo. Il governo panamense ha annunciato di avviare una valutazione interna, chiedendo agli acquirenti l’accesso alla documentazione legale e finanziaria. L’operazione — dal valore complessivo di 22,8 miliardi di dollari — è considerata sensibile anche per il debito residuo che Hutchison vantava nei confronti delle autorità locali, stimato in circa 1,2 miliardi di dollari, secondo fonti istituzionali panamensi.

L’alternativa pubblica

Per riequilibrare il quadro e garantire l’indipendenza operativa del sistema canaliero, Vásquez ha rilanciato un progetto strategico da tempo fermo nei cassetti: la costruzione di un nuovo terminal pubblico nell’area di Corozal, sul lato Pacifico. L’obiettivo dichiarato è dotare il Canale di uno strumento autonomo di movimentazione merci, in grado di affiancare e — se necessario — bilanciare la forza crescente degli operatori privati.

Equilibri delicati

Il Canale di Panama è, dalla sua inaugurazione nel 1914, un simbolo di neutralità marittima. La sua rilevanza va ben oltre la geografia commerciale: oltre il 6% del traffico marittimo globale transita lungo i suoi 82 chilometri, collegando Atlantico e Pacifico in sole otto ore. La governance del Canale, affidata a un’autorità autonoma panamense dal 1999, si fonda su un principio cardine: non favorire alcun attore industriale o statale.

Un equilibrio che, nel contesto attuale, appare più fragile. L’ascesa di grandi gruppi armatoriali integrati verticalmente — capaci di controllare flotta, terminal, logistica terrestre e digitale — impone una riflessione sulla tenuta della concorrenza e sul rispetto dei principi multilaterali nel commercio marittimo.

Una partita strategica

L’acquisizione non è ancora definitiva. La vigilanza degli organismi regolatori, tanto in Cina quanto a Panama, sarà determinante per fissare le condizioni di eventuale approvazione. Ma la posta in gioco è chiara: non si tratta soltanto di un’operazione finanziaria, bensì di una partita strategica sulla sovranità dei flussi globali.

 

margiotta
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Tags: Economia, Notizie dal mondo, Politica, Porti

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