Oltre ai dazi: nuova minaccia per l’agroindustria

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LIVORNO – Occhi puntanti sull’agroalimentare, Nel 2024 le esportazioni italiane di pasta verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un nuovo record, toccando quota 700 milioni di euro, all’interno di un export complessivo di settore pari a 4,3 miliardi. Gli USA si confermano così come il primo mercato extra-UE per il prodotto simbolo del Made in Italy. Tuttavia, nuove tensioni commerciali minacciano questo successo.

Secondo un’analisi condotta da Areté, società di consulenza specializzata in agribusiness, il settore agroalimentare italiano non è solo esposto ai dazi imposti dagli Stati Uniti, ma rischia anche di subire gli effetti collaterali delle contromisure che l’Unione europea potrebbe attuare in risposta. Questo scenario apre a rischi su due fronti: dazi all’export e aumento dei costi all’importazione di materie prime.

In particolare, il comparto della pasta si trova in una posizione critica: l’Italia è infatti deficitaria per circa il 40% del proprio fabbisogno di grano duro e dipende fortemente dalle importazioni. Il combinato disposto di dazi sulle esportazioni e rincari sui cereali rischia di compromettere la competitività delle aziende italiane, senza neppure il vantaggio di un incremento dei prezzi finali.

Impatto sulle materie prime e sulla logistica globale

Lo studio evidenzia che gli effetti delle politiche tariffarie non si limiteranno a una dinamica diretta sugli scambi commerciali, ma si estenderanno ai flussi logistici e ai costi operativi, complici la volatilità del cambio dollaro/euro e le oscillazioni dei prezzi energetici. Con il petrolio sceso sotto i 56 dollari al barile, l’euro ha recuperato terreno, stabilizzandosi oltre 1,09 dollari, un elemento che, sebbene favorevole per le importazioni, introduce ulteriori variabili nell’organizzazione delle catene di approvvigionamento.

Inoltre, nei mercati dove gli Stati Uniti sono grandi importatori – come caffè e cacao – i dazi rischiano di innescare pressioni inflazionistiche interne agli USA senza ripercussioni immediate sui prezzi globali. Al contrario, in settori dove gli Stati Uniti sono esportatori strategici – come frutta secca, mais, soia – le contromisure europee o asiatiche potrebbero alterare significativamente disponibilità e costi per gli operatori della logistica agroalimentare.

 

Focus su soia e cereali: rischio operativo per la supply chain italiana

La soia, fondamentale per la filiera mangimistica italiana e per l’industria zootecnica, rappresenta un altro punto di vulnerabilità. L’Italia importa circa l’80% del proprio fabbisogno di soia, con gli Stati Uniti tra i principali fornitori globali. Eventuali tensioni tariffarie potrebbero favorire il riorientamento delle forniture verso il Sud America, ma con inevitabili impatti su tempi, rotte marittime, e costi doganali.

Particolare attenzione va anche al mercato del mais, dove, secondo Areté, i primi effetti potrebbero tradursi in un aumento dei costi di produzione e in un possibile “effetto sostituzione” a favore della soia. Per il grano duro, invece, il Canada potrebbe rafforzare ulteriormente la sua leadership come fornitore alternativo.

 

Frutta secca e coloniali: conseguenze dirette sui prezzi europei

Il settore della frutta secca, dove gli Stati Uniti rappresentano una quota dominante della produzione ed export mondiali (ad esempio il 78% delle mandorle globali e l’85% del relativo export), è destinato a subire forti oscillazioni. L’Unione europea, che importa dagli USA oltre il 90% delle proprie mandorle e più della metà delle noci e pistacchi, potrebbe beneficiare nel breve termine di un dollaro più debole, ma deve prepararsi a gestire nuove dinamiche di prezzo e disponibilità.

Strategie per il settore shipping e logistica

Secondo Enrica Gentile, CEO di Areté, la situazione richiede agli  operatori del settore logistico e shipping massima flessibilità, diversificazione delle fonti di approvvigionamento e accesso tempestivo alle informazioni di mercato. In un contesto di crescente volatilità, la capacità di adattare rotte, tempi di consegna e fornitori alternativi sarà fondamentale per limitare i rischi e garantire la continuità operativa.

Le prossime mosse della Commissione europea saranno decisive: la disponibilità a un negoziato dichiarata da Bruxelles potrebbe alleggerire le tensioni, ma il comparto logistico deve comunque prepararsi a operare in uno scenario di incertezza prolungata, con effetti potenzialmente asimmetrici da un mercato all’altro.

margiotta
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Tags: Economia, Logistica

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