LIVORNO – Barbara Bonciani a Livorno è stata la prima assessora donna al porto. Docente di sociologia all’università di Pisa ha unito le sue competenze per approfondire il settore portuale dal punto di vista femminile.
Autrice del libro “Portuali e marittime, perché no? La disparità di genere nei porti italiani” ha analizzato la situazione italiana, non proprio rosea sotto questo aspetto e ora sta portando la tematica in giro per l’Italia per sensibilizzare il settore sul percorso verso una reale parità.
A testimonianza del cambiamento in atto, ha dato voce alle tante donne che in diversi ruoli animano i porti italiani.
“Sono state entusiaste di partecipare al progetto, capendo l’importanza di rendere visibile l’esperienza che può così destrutturare tutta una serie di stereotipi come l’idea che una donna non possa stare al comando di una nave o che se sei marittima non puoi essere madre”.
Esempio contrario sono invece Serena Melani ma anche Luciana Cambiaso o la storia di Angelica Malinconico.
“Quello che salta agli occhi è che in Italia manchi finora una ricerca dettagliata sul lavoro femminile nei porti e nel marittimo che delinei uno stato dell’arte della presenza femminile nel comparto. Allo stesso tempo l’idea era riflettere su quelli che sono gli ostacoli che ancora oggi limitano l’accesso delle donne a questi settori” spiega Bonciani.
Tra gli elementi frenanti ci sono ancora i pregiudizi che fanno pensare questi lavori appannaggio esclusivamente maschile: “Questo è dovuto anche al fatto che i porti sono un ambiente ancora molto autoreferenziale e chiuso e anche per motivi di sicurezza si conosce poco quello che accade dentro”.
Ma oggi i porti sono diversi da come si concepivano anni fa con l’innovazione tecnologica che li ha trasformati in luoghi in cui il lavoro non si svolge più solo mediante la forza fisica.
Per dare dei numeri oggi la presenza femminile nelle imprese portuali è del 6,3% un dato sceso rispetto al 2020 quando era al 6,6%. Nelle Autorità di Sistema portuali la percentuale è molto più elevata e arriva al 46% ed è significativo anche il numero dei dirigenti con il 31% e come quadri al 47%. Mancano ancora però donne ai vertici della governance portuale.
L’analisi per i prossimi anni va verso un cambiamento: “Deve cambiare perché necessitiamo di persone molto preparate indipendentemente che si tratti di uomini o donne. Abbiamo bisogno di talenti e i talenti non hanno genere. Sempre più donne stanno dimostrando il loro valore in questo settore e questo sta aprendo nuove prospettive che dovranno essere prese in carico dagli addetti ai lavori e dalla politica”.
Piccola nota sul porto di Livorno: qui Italo Piccini, console della Compagnia portuale ebbe la lungimiranza di assumere le prime lavoratrici portuali, figlie di lavoratori che magari non avevano figli maschi.
“Si può dire -aggiunge la Bonciani- che il lavoro portuale femminile sia nato proprio nel nostro scalo negli anni ’80. Tatiana Magagnini è una delle prime tre lavoratrici in Italia, una rivoluzione in un momento in cui il lavoro era a cottimo e basato sulla forza fisica. Dobbiamo ringraziare lui e la sua lungimiranza sul fatto che oggi a Livorno abbiamo una presenza femminile quasi al 9%.”
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