ROMA – “Il trasporto marittimo italiano è destinato a crescere. Ma per farlo davvero deve abbandonare la frammentazione e ragionare come sistema Paese”. È questo il messaggio chiave lanciato dal viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi, intervenuto all’assemblea annuale di Assarmatori. Per Rixi, il contesto geopolitico e commerciale europeo offre un’opportunità storica: “Con la chiusura delle frontiere terrestri a Est, anche le filiere logistiche della Germania stanno guardando al Mediterraneo. Lo dimostra il rinnovato interesse di operatori tedeschi su scali come Genova e Trieste, dove – ha ricordato – per la prima volta si sono affacciati per investire in terminal, insieme agli ungheresi che, dopo un secolo, tornano a operare a Trieste”.
Anche la Francia, ha aggiunto il viceministro, attraverso il colosso logistico CMA CGM, sta cercando nuove collocazioni nei porti italiani. “Tutto questo ci dice una cosa: l’Italia è vista come una piattaforma logistica strategica per il futuro. Ma per cogliere davvero questa occasione, dobbiamo superare i localismi e puntare su una visione integrata”.
“Un sistema unico, non scali in competizione tra loro”
Rixi ha ribadito che non si tratta di togliere autonomia agli scali, ma di adottare una regia nazionale coerente: “Oggi il porto di Rotterdam movimenta da solo più contenitori di tutti i porti italiani messi insieme. Questo accade anche perché da noi ci sono rivalità interne e rendite di posizione che ostacolano l’apertura del mercato e frenano lo sviluppo”.
In particolare, ha citato l’esempio dell’India: “Un subcontinente in forte crescita, ma con cui l’Italia ha ancora scambi limitati. Nessun porto italiano, da solo, è in grado di gestire i flussi potenziali con quell’area. Serve un sistema Paese, capace di rispondere in modo unitario e strutturato alle sfide globali”.
Transizione energetica: “Investimenti sì, ma manca la rete”
Sul fronte della transizione green, Rixi ha risposto alle sollecitazioni di Assarmatori in tema di elettrificazione delle banchine e nuovi carburanti: “Stiamo investendo un miliardo per l’elettrificazione dei moli e siamo in linea con i tempi. Ma il vero nodo è la rete nazionale: instabile, costosa e ancora troppo dipendente dal gas e dagli idrocarburi”.
“Paghiamo oggi – ha aggiunto – la scelta di aver abbandonato il nucleare. Se non ripensiamo la produzione di energia, le banchine elettrificate rischiano di rimanere inutilizzabili per mancanza di potenza o di continuità”.
Anche sul fronte dei nuovi carburanti, come il GNL, il viceministro ha rivendicato l’impegno del governo: “Abbiamo introdotto regole per il bunkeraggio nei porti e nei prossimi mesi inizieranno i rifornimenti delle prime navi GNV. Ma servono depositi e pianificazione nazionale. Non possiamo lasciare la programmazione solo alle singole Autorità di sistema: rischiamo squilibri, con troppe strutture in alcune zone e nessuna in altre”.
“Serve un cambio normativo per governare il sistema”
Rixi ha infine sottolineato la necessità di riformare il quadro normativo: “Oggi il Ministero non ha strumenti per intervenire sulle scelte delle AdSp. È come guidare una nave senza timone. Servono norme che mantengano l’autonomia degli scali, ma che permettano anche decisioni strategiche centralizzate dove necessario. Senza questo, l’Italia rischia di avere porti di Serie A e altri di Serie B, condannando il sistema a una crescita disomogenea”.
E ha concluso: “Abbiamo 8.000 km di costa affacciati sul mare più trafficato del pianeta. È nostro dovere trasformare questo potenziale in leadership concreta. Ma lo faremo solo se sapremo agire con visione e coesione nazionale”.
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