Roberto Vidoni di Autamarocchi: bilanci e prospettive

L’intervista all’amministratore delegato della società triestina

autamarocchi vidoni

TRIESTE – Roberto Vidoni dallo scorso Agosto è stato nominato amministratore delegato di Autamarocchi, società triestina di autotrasporto e logistica, con deleghe allo sviluppo dei business in Italia ed all’Estero.

Una conferma di stima e professionalità, ma anche una nuova responsabilità per il dottor Vidoni.
“È certamente una conferma di fiducia da parte del CdA e della proprietà, che vivo soprattutto come un impegno rinnovato. Non considero questa nomina un punto di arrivo: è l’inizio di una fase nuova fondata su ascolto, crescita e lavoro di squadra. È un ruolo che porta responsabilità, ma anche una forte motivazione a valorizzare il capitale umano e l’esperienza costruita in questi anni.”

Che obiettivi si è dato?

“Per il 2025 abbiamo definito una rotta chiara: consolidare e sviluppare il business in Italia e in Europa, continuando a rafforzare la nostra capacità di offrire soluzioni integrate e sostenibili. Chiudere il 2024 con 202 milioni di euro di ricavi in un contesto macroeconomico complesso, segnato dal rallentamento di alcuni settori merceologici come la siderurgia e l’ automotive, è stato un risultato importante: ha dimostrato la solidità del nostro modello, basato su una diversificazione equilibrata tra trasporto Container, General Cargo e Intermodale.
Oggi la priorità è trasformare l’intermodale da “segmento in espansione” a vero terzo pilastro del gruppo, accanto ai business storici che come il trasporto container rimane il nostro core business. L’obiettivo è duplice: da un lato, aumentare l’efficienza e la competitività dei flussi logistici europei; dall’altro, ridurre l’impatto ambientale complessivo delle attività, grazie a un maggiore utilizzo di ferrovia e il trasporto via short sea.

Per farlo, stiamo investendo in asset, tecnologie e competenze: mezzi intermodali di ultima generazione, digitalizzazione della supply chain e strumenti di intelligenza artificiale per migliorare pianificazione, monitoraggio e servizio al cliente. È un percorso che mette al centro la persona, la sostenibilità e l’innovazione — i tre elementi che definiscono la direzione in cui vogliamo portare Autamarocchi nei prossimi anni.”

Più in generale su cosa vedremo investire la società nei prossimi mesi? Mezzi? Nuovi mercati? IA?

Le direttrici sono quattro, e tutte convergono su un obiettivo: rendere la logistica più intelligente, sostenibile e integrata.
Innanzitutto continuiamo ad investire nel nostro core business del trasporto container cercando di offrire ai nostri Partner soluzione migliorative ed innovative di servizi “speciali” come il trasporto dei container a temperatura controllata, trasporti merce ad alto valore e la nostra forza nei trasporti internazionale di container.

Poi segue l’intermodalità, ferroviaria e short sea, che rappresenta oggi la leva più concreta per migliorare qualità, prevedibilità e ridurre l’impatto ambientale. La terza è il rinnovo costante della flotta.

La quarta — e forse la più trasversale — è l’innovazione digitale. Stiamo introducendo l’intelligenza artificiale nei processi di pianificazione, dispatching e controllo documentale per ridurre tempi morti, ottimizzare i percorsi e aumentare la sicurezza operativa. Ma digitalizzazione per noi significa soprattutto integrare: collegare meglio le informazioni tra aziende, infrastrutture e istituzioni.
Un esempio concreto è il progetto pilota e-CMR realizzato al porto di Trieste nell’ambito del programma europeo eFTI4EU, dove abbiamo sperimentato la gestione completamente digitale della documentazione di trasporto. È una tappa importante verso una logistica più interoperabile e sostenibile, in linea con gli obiettivi europei di semplificazione e dematerializzazione”.

Proseguirà un’espansione geografica?

“Sì, l’espansione geografica è parte integrante della nostra strategia di crescita. Dopo le aperture degli scorsi anni in Slovenia, Austria, Ungheria, Polonia, Germania e Turchia, nel 2025 abbiamo aperto una nuova sede in Romania,— un passo strategico per rafforzare la nostra presenza nel Nord Europa — e rilanciato le attività in Croazia in concomitanza con l’apertura del nuovo terminal container di Rijeka.

L’obiettivo è presidiare i corridoi logistici europei chiave, dal Mare del Nord al Mediterraneo, assicurando continuità operativa lungo tutte le principali direttrici.
Questa rete ci permette di seguire i clienti su scala internazionale, integrando servizi su gomma, ferrovia e mare, e garantendo tempi di risposta più rapidi, maggiore efficienza e minori emissioni.

In sostanza, desideriamo essere presenti dove il commercio europeo si muove: nei porti, negli interporti e nei nodi strategici che collegano industria, infrastrutture e mercati di destinazione. È lì che si gioca oggi la competitività della logistica, e Autamarocchi intende continuare a svolgere un ruolo da protagonista.”

Dissegna. Dopo diversi mesi dall’acquisizione si può fare un primo bilancio?

“Il bilancio è in linea con i nostri obiettivi. L’operazione chiusa a fine Gennaio ha portato in azienda una forte impronta intermodale e un network consolidato su Germania, Benelux, Regno Unito e Grecia. La nostra idea era chiara fin dall’inizio: dotarci degli asset giusti per rafforzare quello che oggi rappresenta, come specificato pocanzi, il terzo pilastro trainante del gruppo: l’intermodale.
L’integrazione con Dissegna sta già generando risultati concreti — più combinazioni ferrovia–mare, una maggiore capacità door-to-door internazionale e una presenza commerciale più profonda nei mercati europei più importanti. Abbiamo unito competenze, mezzi e visione, e questo ci permette di accelerare la crescita di un settore che sarà sempre più centrale per l’equilibrio e la sostenibilità del nostro business.”

Ci sono problemi legati all’intermodalità ferroviaria ancora da risolvere. Come vi muovete?

“L’intermodalità in Europa sta crescendo, ma non ha ancora raggiunto il livello di affidabilità e regolarità che il mercato industriale richiede. Restano criticità strutturali — dai colli di bottiglia infrastrutturali alla rigidità operativa di alcuni nodi logistici — che condizionano transit time e bilanciamento dei flussi.
Noi affrontiamo queste sfide su due piani complementari. Da un lato con investimenti concreti in equipment e capacità, per rendere la nostra rete più flessibile e resiliente; dall’altro con progetti di innovazione digitale che migliorano la tracciabilità, la pianificazione e la qualità dei dati lungo tutta la catena logistica.

È questa la direzione in cui intendiamo muoverci: unire efficienza e sostenibilità, rendendo l’intermodale non solo competitivo, ma finalmente all’altezza delle esigenze dell’industria europea.”

E sul trasporto su gomma: il problema dei costi?

“Il trasporto su gomma rimane un pilastro del nostro business e, allo stesso tempo, uno dei segmenti più complessi da gestire. Il costo del lavoro, in un mercato che soffre una carenza strutturale di autisti, e l’andamento del carburante continuano a incidere in modo significativo. Per questo la nostra risposta non è tattica, ma strutturale.

Investiamo in una flotta giovane ed efficiente, rinnovata costantemente per ridurre consumi ed emissioni, e in un programma continuo di formazione e sicurezza attraverso l’Autamarocchi Academy, che insegna ai conducenti uno stile di guida sicuro ed economico, anche con il supporto di sistemi telematici di bordo. Parallelamente, adottiamo una pianificazione accurata delle percorrenze per limitare i viaggi a vuoto e utilizziamo, dove la committenza lo richiede, biocarburanti HVO, che garantiscono un taglio significativo delle emissioni di CO₂.

Sul fronte dei ricavi, crediamo che la sostenibilità economica non possa basarsi sulla corsa al ribasso, ma su una partnership trasparente con i clienti, fondata sulla qualità, ed affidabilità dei nostri servizi. È questa la vera leva per coprire correttamente i costi e mantenere un equilibrio sano tra competitività, margini e rispetto per le persone che ogni giorno fanno muovere i nostri mezzi.”

AL steel transport. Come “sta” il settore siderurgico italiano? Ha risentito della situazione geopolitica?

“Il comparto siderurgico ha attraversato un periodo complesso, segnato dal rallentamento della domanda europea e dall’aumento dei costi energetici e logistici. Nonostante ciò, resta un settore strategico per l’economia del Paese e per il nostro business, soprattutto nel Nord-Est, dove si concentrano i principali poli produttivi e portuali.

AL Steel è nata con l’obiettivo di potenziare la logistica siderurgica dell’area, offrendo soluzioni di trasporto su gomma efficienti e sostenibili per le aziende dell’acciaio. Il progetto valorizza la nostra esperienza nel trasporto industriale e nella gestione di grandi flussi, integrandola con le competenze logistiche del Gruppo Fratelli Cosulich, attraverso la loro controllata Lorma Logistic.

AL Steel rappresenta un’evoluzione naturale del nostro modello operativo: portare la stessa qualità, puntualità e affidabilità che caratterizzano Autamarocchi anche nel mondo dell’acciaio, contribuendo a rendere più moderna e competitiva la filiera siderurgica del Nord-Est”.

Operate in una città con un porto per il quale siete un partner importante. Questi mesi di incertezza sulla governance penalizzano i traffici?

Trieste è la nostra casa, ma anche un porto complesso, inserito in un contesto altamente competitivo. Le fasi di incertezza nella governance possono generare qualche frizione, ma la nostra priorità resta garantire continuità operativa e un servizio di qualità ai clienti, indipendentemente dalle dinamiche istituzionali.
Il sistema portuale triestino ha un punto di forza decisivo: una Port Community coesa e collaborativa, capace di mantenere alti standard di efficienza anche nei momenti di transizione.

Comunque, come uno degli operatori principale della Port Community di Trieste ci auspichiamo che il nuovo presidente del AdSp venga nominato in tempi brevissimi.
La posizione geografica di Trieste è strategica per i mercati dell’Europa centro-settentrionale. Insieme ai porti di Koper e Rijeka, costituisce un vero e proprio North Adriatic Gate al servizio di una delle aree più industrializzate del continente. Le opportunità di mercato sono enormi e c’è spazio per tutti: i tre scali avranno certamente un ruolo rilevante nel futuro, anche in un contesto di sana competizione.
Per restare competitivi, è fondamentale puntare su ciò che rende unico il porto di Trieste: integrazione logistica, intermodalità, digitalizzazione e connessioni dirette con l’Europa centrale. È su questi asset che continuiamo a investire, lavorando fianco a fianco con gli altri operatori del territorio, convinti che la vera forza del porto risieda non solo nelle infrastrutture, ma nella capacità di agire come un sistema integrato.”

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Tags: Logistica, Trasporti

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