Rotta instabile per il dragone: export rallenta, tempesta sui traffici USA

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PECHINO – I segnali provenienti dalle banchine asiatiche, in particolare dai terminal container di Shanghai, indicano un rallentamento dei flussi commerciali cinesi, in un quadro internazionale sempre più incerto e attraversato da tensioni geopolitiche e logistiche.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore (articolo del 9 giugno 2025 a firma di Marco Masciaga), nel mese di maggio la locomotiva asiatica ha visto diminuire sensibilmente la velocità delle proprie esportazioni, con una crescita annua che si attesta a un modesto +4,8%, in netto rallentamento rispetto al +8,1% di aprile. Ma il dato che più preoccupa gli osservatori globali è il tracollo dell’export cinese verso gli Stati Uniti: un crollo del 34,5% su base annua, aggravamento del già pesante -21% del mese precedente.

La guerra commerciale, mai sopita, torna dunque a colpire duramente le rotte marittime. Le misure restrittive e i dazi incrociati, un tempo considerati strumenti temporanei, stanno ridisegnando gli assetti dei traffici tra le due superpotenze, provocando contrazioni anche nei flussi inversi: l’import cinese dai porti statunitensi è sceso del 18,1% su base annua.

L’analisi fornita da Xu Tianchen dell’Economist Intelligence Unit, riportata dallo stesso quotidiano economico italiano, evidenzia come le restrizioni doganali abbiano inciso in modo particolare su segmenti strategici come le terre rare e i macchinari elettrici. “L’export delle terre rare si è quasi dimezzato – afferma l’economista – mentre quello dei componenti elettrici ha subito una brusca frenata”.

Il contesto interno, poi, non aiuta. A fronte di un avanzo commerciale in crescita (103,22 miliardi di dollari), sono i consumi e la domanda interna a mostrarsi fragili. Il rallentamento delle vendite al dettaglio, il calo delle importazioni di materie prime come petrolio, carbone e minerali ferrosi, e il peggioramento degli indici dei prezzi, confermano uno scenario che sa di allerta.

A preoccupare è soprattutto la deflazione: i prezzi alla produzione sono scesi del 3,3% rispetto a maggio 2024 – il peggior dato degli ultimi 22 mesi – mentre quelli al consumo registrano un lieve calo (-0,1%), accompagnato da una crescita anemica dell’indice core (+0,6%). Per gli analisti di Capital Economics, come sottolinea Zichun Huang, la dinamica resta fragile e il rischio è che la sovracapacità strutturale continui a zavorrare l’economia cinese anche nel 2026.

Nel frattempo, tra Washington e Pechino si riaccendono i contatti diplomatici, con un nuovo round di negoziati previsto a Londra. Ma gli effetti delle scelte industriali e doganali restano sotto gli occhi degli operatori marittimi, logistici e manifatturieri, chiamati a fronteggiare una fase in cui ogni variazione nei flussi asiatici può provocare onde lunghe nei porti del mondo.

margiotta
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Tags: Economia, Notizie dal mondo, Shipping

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