L’intervento del Founder & CEO di IS Consulting, in occasione dell’edizione 2025 di LOGICONTINUITY
MILANO – Non un semplice ‘temporary manager’, bensì un interim manager. La distinzione non è solo linguistica, ma sostanziale. A chiarirlo è Ivan Sannino, Founder & CEO di IS Consulting, intervenuto all’edizione 2025 di LOGICONTINUITY a Milano. “Il termine interim – spiega Sannino – è quello più corretto, perché indica un incarico con un obiettivo preciso e un arco temporale definito. Il concetto di temporary invece tende a sminuire la portata del ruolo, come se si trattasse di qualcosa di provvisorio o a scadenza. L’interim manager, al contrario, è una figura di connessione tra il bisogno dell’impresa e il traguardo da raggiungere”.

Una figura di transizione, ma con una missione precisa
Per Sannino, quella dell’interim manager non è tanto una vocazione, quanto una predisposizione. “Servono competenze tecniche solide, le cosiddette hard skill, ma ancor più le soft skill: la capacità di entrare in un contesto aziendale, comprenderne le dinamiche, negoziare, evitare conflitti e portare equilibrio. Un buon interim manager deve essere flessibile, aggiornato e in costante formazione, perché il suo valore aggiunto è proprio la freschezza del know-how che porta con sé”.
Il confine con la consulenza è chiaro: “L’interim manager parte spesso da un’attività di analisi e consulenza – una sorta di diagnosi dell’impresa – ma si distingue perché riceve deleghe operative vere e proprie. Solo con deleghe precise può mettere a terra le soluzioni e realizzare concretamente gli obiettivi concordati con la committenza”.

Un mercato in crescita: +35% di richieste in Italia
Il fenomeno, secondo Sannino, è in forte espansione. “Il mercato dell’interim management in Italia cresce del 35% anno su anno. È un segnale chiaro: le imprese hanno sempre più bisogno di competenze specifiche e immediatamente operative. Molte aziende si trovano ad affrontare cambi generazionali, trasformazioni di mercato o fasi di transizione strategica, e non possono permettersi i tempi lunghi di una formazione interna o di un’assunzione tradizionale”.
La globalizzazione, inoltre, amplifica questa necessità: “Oggi assistiamo all’arrivo di gruppi stranieri interessati a joint venture o acquisizioni in Italia. In queste situazioni, l’interim manager diventa un ponte operativo, capace di tradurre la visione strategica dell’investitore in azioni concrete all’interno dell’azienda. Allo stesso modo, per le imprese italiane che non hanno un ricambio generazionale, può rappresentare la figura chiave per garantire stabilità, rinnovamento e continuità gestionale”.
Conclude Sannino: “L’interim manager non è un consulente né un dirigente ‘a tempo’. È un acceleratore di cambiamento, una figura che porta competenze, visione e metodo per aiutare l’impresa a navigare nel presente e prepararsi al futuro”.
LEGGI ANCHE:
LOGICONTINUITY ‘25. Margiotta: “Compliance non è peso, ma vantaggio per le imprese”
Condividi l’articolo
Articoli correlati
Potrebbe interessarti
SOS Logistica, vent’anni di sostenibilità: etica, geopolitica e imprese verso il futuro
Ciucci, Stretto di Messina: “Il mancato visto della Corte dei conti era prevedibile”
Panattoni Italy si unisce all’universo Alis
Giachino: “La riforma dei porti è indispensabile”
Brennero, allarme sul traffico merci
Iscriviti alla newsletter
Resta aggiornato su tutte le notizie dal mondo del trasporto e della logistica





















































