

CHIETI – Infrastrutture logistiche sempre più intelligenti, ma anche più vulnerabili. Per questo il tema della cybersecurity applicata alla logistica intermodale è diventato oggi cruciale per gli interporti italiani, chiamati ad adeguarsi agli standard imposti dalla direttiva NIS2 e a rafforzare la propria resilienza operativa.
In quest’ottica si colloca la recente visita dell’interporto di Parma CEPIM S.p.A., associato a UIR – Unione Interporti Riuniti, presso il sito Leonardo di Chieti, sede del Global Cybersec Center, cuore nevralgico del colosso italiano dell’aerospazio, difesa e sicurezza.
Una delegazione guidata da Giampaolo Serpagli, presidente di CEPIM e vicepresidente vicario di UIR, ha incontrato i vertici del centro abruzzese, che monitora e gestisce 24 ore su 24 ogni giorno della settima le vulnerabilità digitali di sistemi critici in tutto il mondo. All’incontro ha preso parte anche Gianfranco De Angelis, segretario generale di UIR, con l’obiettivo di aprire un confronto strutturato su come estendere le migliori pratiche di cybersicurezza al comparto logistico nazionale, a partire proprio dagli interporti e dai terminal ferroviari, dove transitano quotidianamente dati sensibili su merci, accessi e movimenti.
“L’iniziativa promossa da CEPIM ha messo a fuoco un nodo strategico: costruire un ecosistema interportuale in cui la condivisione dei dati sia sicura e certificata è la chiave per superare diffidenze e alzare il livello dell’efficienza”, ha dichiarato De Angelis.
Serpagli ha aggiunto: “È tempo che anche la logistica raggiunga gli standard di protezione adottati in altri settori critici. Questo incontro con Leonardo è un primo passo in direzione di un sistema più maturo, trasparente e affidabile”.
In chiusura, l’amministratore delegato di CEPIM Fabio Rufini ha sottolineato: “Lavorare oggi su cybersecurity e NIS2 significa investire sulla qualità dei servizi di domani. Il nostro obiettivo è costruire un modello replicabile e resiliente, applicabile a tutta la rete interportuale”.
Un primo passo, insomma, verso un sistema logistico certificato, interconnesso e sicuro. Perché i flussi fisici non possono più essere separati da quelli digitali.
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