LIVORNO – Fare due chiacchiere con Andrea Monti, ceo di Sogese, è avere una visione panoramica di quello che sta succedendo nel mercato globale dei noli dei container e un’idea di quello che potrebbe succedere nei prossimi anni.
Lo abbiamo incontrato nella sede della società all’interporto toscano Amerigo Vespucci da dove la Sogese ha incassato nell’anno appena passato uno dei risultati migliori, se non il migliore di sempre, in una storia che quest’anno festeggia 45 anni di attività.
E ripartendo alla grande il nuovo anno con la fusione ufficiale con Coremas Polaris Italia.
“Le due società erano separate dagli anni ’80 -ci spiega Monti- con due business che inizialmente erano tecnicamente molto diversi: Coremas Polaris Italia si occupava di supporto tecnico alle flotte di container refrigerati per poi espandersi nella gestione delle attività di deposito.
A partire dagli ’90 ha iniziato a gestire la manutenzione e la riparazione di contenitori per Sogese e altre compagnie di navigazione”.
Poi tra il 2017 e 2018 sono stati aperti due depositi a Melzo che hanno permesso di coprire il servizio anche per contenitori che transitavano per l’Italia attraverso la ferrovia e la Via della seta e le attività sono diventate molto sinergiche con Sogese perché Coremas ha di fatto rappresentato il canale di distribuzione per le attività di Sogese per il noleggio e la vendita di container marittimi.
“Questo ha portato all’idea di fusione con sinergie che riescono a realizzarsi anche a livello di costi fissi e di ufficio, personale ma anche nell’ambito della burocrazia”.
Un rafforzamento patrimoniale e una dichiarazione di solidità maggiore non soltanto per la società e per i dipendenti ma anche per gli enti finanziatori con un risparmio di costi e di competenze.
L’andamento del 2024
Il futuro è promettente, ma lo è anche il passato appena trascorso con i risultati del 2024 che si attestano sui migliori mai raggiunti dalla società, considerate anche le sue controllate.
“Le attività di noleggio e vendita container hanno guidato i risultati aziendali, seguite dalle trasformazioni di container e dalle attività di deposito.”
Se i primi nove mesi dello scorso anno hanno visto grande affluenza di contenitori verso l’Europa con poca uscita, il deposito è diventato quella infrastruttura fondamentale per chi aveva necessità di gestire spedizioni contanerizzate, ci spiega.
Ma il continuo andamento altalenante dei prezzi dei noli e delle disponibilità dei container rende più difficoltosa una programmazione delle attività per una società come la Sogese, soprattutto per quel che riguarda l’approvvigionamento per la vendita e il noleggio stesso.
“La parte più difficile è quella relativa a quei contenitori che hanno uno scopo speciale come ad esempio gli Open top ma anche altri progettati e disegnati per scopi specifici che non rientrano nella logistica intermodale usuale”.
Con i noli mare così alti diventa rischioso e molte volte antieconomico approvvigionarsi in tempi rapidi e soprattutto limitando il rischio di mercato ovvero il rischio che a destino il costo non sia conforme ai prezzi di mercato.
Il ceo Sogese ci risponde anche in prospettiva futura su quello che potrebbe accadere con il prossimo insediamento di Trump.
“Da un punto di vista logistico le frizioni geopolitiche possono creare problemi alle aziende ma possono creare anche opportunità, dipende da come noi operatori siamo “bravi” a leggere la dinamica del mercato che oggi non è molto chiara”.
Trump infatti nelle prime dichiarazioni ha parlato di collaborazione per concludere le guerre in atto in Ucraina e Medio Oriente, e internamente dell’imposizione di dazi finalizzati a favorire la crescita economica domestica degli Stati Uniti.
“Se leggiamo questa politica da un punto di vista a lungo termine potrebbe essere limitato il traffico di container dall’Europa e dal Far East verso gli Stati Uniti. Questo potrebbe favorire il mercato locale dei container perché gli operatori in vista di una presumibile riduzione di offerta potrebbero aumentare i prezzi per chi è interessato ad acquisirli per crearsi uno stock in previsione di un futuro nel quale questa disponibilità potrebbe essere limitata dal minor traffico dall’estremo Oriente e dall’Europa.
Per noi vale la doppia lettura: adesso potrebbe essere un business nel lungo termine ma che potrebbe essere quasi impossibile da cavalcare” chiude Andrea Monti.
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