ROMA – “La Blue Economy è un comparto primario della nostra economia produttiva, in forte crescita e centrale nel futuro industriale del Paese”. Lo ha sottolineato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo all’assemblea annuale di Assarmatori, dove ha delineato la visione del governo sulla strategia marittima italiana, in chiave di sostenibilità, competitività e proiezione internazionale.
“La nostra priorità – ha spiegato il ministro – è assicurare la sostenibilità ambientale e industriale del settore, promuovendo a livello europeo il principio della neutralità tecnologica. Le norme sulla transizione ecologica devono permettere l’impiego delle migliori tecnologie disponibili, senza imposizioni ideologiche che rischiano di penalizzare l’industria europea e, in particolare, quella italiana”.
Urso ha ricordato come il comparto marittimo rappresenti un asset strategico per l’Italia, che vanta “una delle flotte più importanti del mondo, la prima nel Mediterraneo, con una posizione di rilievo nel traffico container e nel settore passeggeri”. Una leadership che va difesa e valorizzata anche nelle sedi negoziali internazionali, dove si gioca la partita dei rapporti commerciali globali.
Dazi, avanti col dialogo transatlantico
Sul fronte dei dazi, il ministro ha ribadito la linea del governo italiano: “L’obiettivo di lungo periodo è l’abolizione totale dei dazi tra le due sponde dell’Atlantico. Ma già ora, una loro significativa riduzione – al 10%, come indicato dal vicepremier Tajani – rappresenta un risultato concreto e positivo”. Urso ha ricordato che un’intesa simile è stata già raggiunta con il Regno Unito, definendola “un precedente virtuoso”.
Secondo il ministro, è stata proprio l’Italia a promuovere “un approccio ragionevole e pragmatico”, contrastando spinte verso ritorsioni immediate che avrebbero potuto innescare una pericolosa escalation. “Il nostro governo, guidato da Giorgia Meloni, ha scelto fin dall’inizio la strada del negoziato, anche durante la missione a Washington. I fatti ci stanno dando ragione: gli Stati Uniti stanno cercando soluzioni condivise anche con altri attori globali. Ed è giusto che partano dal dialogo con l’Unione Europea, il loro alleato più solido, con cui condividono valori e visione strategica”.
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