Yachting sostenibile: con il progetto Green Refit, Navigo trasforma la manutenzione in innovazione

LIVORNO – Trasformare una barca “brown” in una barca “green” non è uno slogan, ma un obiettivo concreto del Green Refit Project, la best practice presentata da Pietro Angelini, Direttore Generale di Navigo, nel corso del panel su sostenibilità e innovazione tecnologica organizzato alla Biennale del Mare di Livorno. Un progetto pilota nato in Toscana, con il supporto della Regione e di partner come TecnoPol, che mette al centro il refit nautico come leva strategica per rendere il comparto dello yachting più sostenibile e innovativo.

“Abbiamo analizzato in dettaglio tutte le fasi del refit – inteso come manutenzione ordinaria, straordinaria o addirittura ricostruzione dell’imbarcazione – per individuare gli ambiti in cui è possibile migliorare in chiave sostenibile”, ha spiegato Angelini. A partire dall’ottimizzazione dei processi aziendali: dalla gestione dei materiali al controllo dei tempi e della logistica, fino all’introduzione di tecnologie digitali come sensori e sistemi intelligenti.

L’idea è chiara: un’imbarcazione che entra in cantiere può uscirne radicalmente trasformata. “Nel refit si possono alleggerire materiali, aggiornare impianti, sostituire sistemi di propulsione con soluzioni più efficienti. In molti casi, l’inserimento di sensoristica avanzata permette di recuperare efficienza energetica e migliorare le performance ambientali”.

Secondo Angelini, è proprio nel refit che si concentrano le maggiori possibilità di innovazione. “Nel mondo della produzione nautica, spesso prevalgono logiche conservative, legate a garanzie e standard del nuovo prodotto. Al contrario, nel refit si apre lo spazio per sperimentare, aggiornare, ripensare un’imbarcazione, specialmente tra i 3 e i 10 anni di vita. È una fase in cui anche l’armatore è motivato a introdurre elementi tecnologici che aumentino il valore del proprio yacht2.

Tra le iniziative più originali del Green Refit Project c’è anche l’idea di un e-commerce dei materiali di recupero, chiamato Refit Bric-à-Brac. “Oggi molti materiali residui del refit, che non sono rifiuti ma restano perfettamente utilizzabili, si perdono lungo la filiera. L’e-commerce permette di rimettere in circolo oggetti e componenti: può essere un marketplace B2B per cantieri e fornitori, ma anche un canale B2C, dove il cliente finale può acquistare elementi dismessi da bordo per riutilizzarli in contesti alternativi, magari domestici2.

Una proposta che unisce circolarità, sostenibilità e cultura del riuso, in un settore dove l’innovazione spesso parte dal basso e si nutre di esperienze concrete. “Dopo 20 anni di gestione di cluster tecnologici possiamo dirlo con certezza: il refit è uno dei motori più potenti per introdurre innovazione nella nautica”, ha concluso Angelini. Con il Green Refit Project, Navigo punta a fare scuola, tracciando un modello replicabile per tutta la filiera.

margiotta
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Tags: Nautica

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