Darsena Pisa e Calafati: l’AdSp vuole cambiare la destinazione

Livorno calafati

LIVORNO – Recentemente l’Autorità di Sistema portuale del mar Tirreno settentrionale ha pubblicato uno studio commissionato a RINA Marine Consulting, firmato dal Director of Design & Engineering Gian Luca Mantegazza dal titolo “Piano industriale interessante le Aree demaniali Darsena Pisa e Calafati – Studio Preliminare di impiego delle aree” che prende in analisi l’area sulla quale oggi trovano spazio alcune società con aree in concessione: Gestione Bacini S.p.A., Romoli Roberto, Fratelli Lorenzoni S.n.c, Tommaso Montano e Figli S.r.l., Fratelli Neri.

Come hanno spiegato Luciano e Luigi Lorenzoni, la loro azienda, formata da una ventina di dipendenti diretti più quelli che ruotano a seconda delle attività, si occupa da ormai quarant’anni di costruzione e riparazione di imbarcazioni fino a 150 tonnellate, a cui si aggiunge la costruzione e riparazione di eliche.
La loro ultima concessione, rinnovata a Giugno del 2022, scadrà nello stesso mese del 2026. A quel punto, l’AdSp vorrebbe ritirare le concessioni scadute e fare una nuova gara per destinare le aree a nuova attività, quella di costruzione di imbarcazioni da diporto di lusso.

“La zona della Darsena Calafati -spiegano dalla società Lorenzoni- è sempre stata dedicata alla attività di riparazione dei mezzi tecnici nautici, mezzi militari, Vigili del Fuoco, Casa di Reclusione, marineria da pesca di Livorno e di tutto l’alto e medio Tirreno. Anche oggi viene effettuato questo servizio da cui trae beneficio tutta la marineria locale e non solo. Queste attività sono prettamente livornesi con personale specializzato per le lavorazioni in ferro, legno e vetroresina. Il cantiere offre un service sia di meccanica, che sui motori e generatori, ma più in generale su tutti gli impianti di bordo con disponibilità riconosciuta dai maggiori armatori ed enti 365 giorni l’anno. Tale servizio è sempre stato, ironia della sorte, riconosciuto con encomio dalla stessa Autorità Portuale che adesso sembra voler cambiare rotta e lasciare a casa decine e decine di famiglie livornesi”.

“Il progetto licenziato dal RINA Marine Consulting, così come strutturato, svantaggia il servizio offerto dalle imprese locali attualmente presenti in zona Calafati -sottolineano ancora da Lorenzoni- per attribuire l’area ad un grosso cantiere da diporto, che potrebbe anche essere di proprietà tutto o in parte non italiana. Inoltre sembra che nel piano, il piccolo naviglio, le imbarcazioni da pesca locale, i mezzi tecnici militari non vengono neppure presi in considerazione in ragione del fatto che si concentra tutto il senso dello studio sulla redditività che, sempre a detta dello studio progettuale, è maggiore se si lavora su imbarcazioni da 60 metri, 80 metri o anche di più”.

In questo momento l’Autorità di Sistema Portuale ha messo a bando le altre quattro concessioni esistenti con altre di durata ridotta per far sì che tutte possano scadere contemporaneamente (compresa quella di Lorenzoni) nel Giugno del 2026, spiegano dalla società.
“In questo modo -dicono ancora da Lorenzoni- a quel punto, niente più impedirebbe all’AdSp di creare un bando unico, per un’area di 65.000 metri quadri che farebbe sicuramente gola a grandi società. Lo studio Rina indica che l’attività più redditizia possibile in questa nuova area sia quella di costruzione e refitting su imbarcazioni dai 60 agli 80 metri.
Un’attività che non viene espletata da nessuna delle cinque aziende livornesi attualmente concessionarie (se non in maniera marginale).
Ma che si abbina bene invece a colossi della nautica da diporto come può essere, quanto a dimensioni, quello già presenta a Livorno nell’area del Mediceo-waterfront”.

“Per tutto questo ci poniamo alcune domande -proseguono da Lorenzoni- alle quali vorremmo che qualcuno rispondesse in modo preciso. Perché l’AdSp si interessa proprio di quell’area dove ci sono già dei concessionari che pagano regolarmente i loro canoni da decenni? Perché non si pensa magari ad altre aree in abbandono all’interno del porto per eventuali nuove lavorazioni? Perché si vuole penalizzare proprio le cinque realtà locali radicate nel territorio e composte da imprenditori e operai livornesi che hanno fatto la storia della nautica locale? Perché si rischia di mettere sul lastrico decine e decine di famiglie per una nuova destinazione che molto probabilmente avvantaggerà multinazionali che lasciano in città e sul territorio solamente pochissime briciole?”

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Tags: Porti

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