Entusiasta il sindaco Luca Salvetti: “Questo è un progetto unico, e quando si parla di unicità riferito alla nostra città, cioè quando Livorno per prima e unica pensa ad un percorso di questo genere, o di qualsiasi tipo, dobbiamo esserne particolarmente orgogliosi. Stiamo parlando del porto, e se il tema delle donne e del lavoro femminile in tanti ambiti ha sempre avuto un riferimento e momenti di sottolineatura, sul fronte del porto in realtà questo non è ancora mai avvenuto in maniera completa e questo è il primo passaggio, il primo momento dove ci interroghiamo di quale sia la forza del mondo femminile all’interno del porto e di quanto sia essenziale poter contare su delle professionalità e dei talenti al femminile che fanno il bene del nostro scalo marittimo”.
Massimo Clemente ha esordito dicendo che cita “sempre nelle occasioni in cui parliamo di collaborazione tra porto e città l’esempio virtuoso di Livorno, perché Livorno ha un’assessora al porto e il sindaco ha deciso di conferire una delega specifica” nel suo intervento ha sottolineato il fatto che ”il porto è il luogo fortemente identitario, caratterizzante per le nostre città di mare e in questa identità deve esserci una presenza femminile forte perché è determinante per completare l’identità del porto, della città e della comunità che si riconosce sia nel porto sia nella città nel suo senso più ampio e quindi c’è ancora strada da fare”.
Nicola Castellano ha evidenziato che “la composizione studentesca nei corsi di laurea del Polo di Logistica di Livorno è grosso modo paritaria, i dati relativi alla performance degli studenti all’ingresso nel mondo del lavoro dei laureati e delle laureate mostra un relativo equilibrio, ma ci sono delle piccolissime differenze nel trattamento retributivo per quelli che sono i primi incarichi, quindi nel mondo della logistica c’è uno spazio per colmare delle differenze di genere. Nel programma di iniziative davvero molto ricco, interessante e variegato, il Polo intende fornire un piccolo contributo presentando un quadro di quelle che sono le differenze di genere nel lavoro marittimo e il ruolo delle moderne tecnologie come driver che possa favorire una parità di genere nell’ambito delle attività portuali”.
“La mia idea, con questo progetto – ha chiarito l’assessora Bonciani – è quella di far vedere a un pubblico ampio che cosa fanno le donne nel porto, già di per sé una realtà conosciuta parzialmente, perché piuttosto chiusa, ancora meno conosciuta riguardo alla presenza femminile. Considerando che il lavoro in ambito portuale negli anni è cambiato, è cambiata l’organizzazione, sono cambiati gli strumenti, bisogna dire che oggi le donne fanno con più serenità rispetto al passato quello che con maggiori difficoltà ha fatto la prima donna in porto a Livorno, Tatiana.
Livorno – ha chiosato l’assessora – è una città che ha degli istituti superiori dedicati (Nautico, Vespucci, università di logistica) non può rimanere ferma, statica, ma può anzi mettere in moto un processo che favorisca a livello locale e internazionale una sempre maggiore e qualificata presenza femminile in ambito marittimo”.
L’assessora ha sottolineato come a livello internazionale le donne impiegate in ambito marittimo non arrivino neanche al 2%, in Italia, ai dati Assoporti 2020 risulta che le donne impiegate nelle imprese portuali sono l’8% della forza lavoro complessiva, nelle Autorità Portuali, dove si entra per concorso, raggiungono il 43% ma la componente dirigenziale rimane al 5%.
A Livorno l’Adsp MTS esprime dati migliori rispetto a quelli nazionali rispetto alla presenza femminile con un numero anche di dirigenti superiore alla media nazionale. In porto, dai dati presentati al Comune da Adsp MTS, le donne impiegate nelle imprese portuali risultano il 10% della forza lavoro complessiva, operative sono solo il 6% .
“Proprio per questo siamo partite da loro, per renderle visibili ad un ampio pubblico e raccontare la loro esperienza rendendola un’opportunità per altre donne e per le generazioni future” ha spiegato Bonciani. “In campo marittimo, in una situazione attuale caratterizzata dalla mancanza di marittimi – ha concluso l’assessora – forse proprio le donne potranno rappresentare una forza importante ed è giunto il momento di fare qualcosa a partire proprio da Livorno. Le donne in porto e in ambito marittimo sono ancora poche e dovremo impegnarci, sia come comunità locale, sia come comunità nazionale per eliminare gli stereotipi culturali e gli altri ostacoli che ad oggi limitano l’ingresso delle donne in questo comparto. La speranza è che l’esperienza di Livorno con il Porto delle Donne diventi contagiosa e faccia nascere tante nuove iniziative che pongano al centro la questione femminile”.