Le Alpi al centro delle politiche di trasporto

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ROMA – “Le Alpi sono una Questione Nazionale. Furono il grande problema che si posero i migliori uomini che con il Risorgimento ci diedero l’Unità d’Italia”.
Così inizia una nota dell’ex sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino ed attuale presidente di Saimare presente al convegno organizzato da Anita a Roma.

“Senza il saldo positivo della Bilancia commerciale da 10 anni, l’Italia avrebbe un Pil negativo. Purtroppo i ritardi gravissimi fanno sì che nel prossimo decennio avremo la chiusura del Traforo del Bianco per 3 mesi l’anno, aumenterà la congestione autostradale in Val Susa, alla faccia della sostenibilità, e con costi aumentati per la nostra economia che deve importare ed esportare. Senza contare il rischio di perdere traffici nel nostro sistema portuale.

Le Alpi possono trasformarsi in un fattore di esclusione, con questo pensiero, Camillo Benso Conte di Cavour, il più grande statista dell’800 secondo gli inglesi, inizia il primo Appunto inviato al Re.
Il nostro Paese, continua Giachino, è l’unico che per connettersi fisicamente con il più grande mercato di consumi del mondo deve attraversare la barriera alpina che per diversi secoli aveva rappresentato una certa sicurezza per i nostri antenati.

Gli ultimi vent’anni ci hanno dato una bassa crescita economica dovuta certo alla delocalizzazione di parte del manifatturiero dopo la apertura del Wto alla Cina, ma dovuta anche al calo degli investimenti in infrastrutture.
Con la stagnazione ci siamo mangiati il capitale creato dal Boom economico, reso possibile dalla costruzione della rete autostradale ma anche dei tunnel autostradali, non solo dal punto di vista del Pil pro-capite ma anche il capitale fisso, rappresentato dalle Infrastrutture stradali costruite negli anni 50-75 prima con la tragica caduta del Morandi e ora con la chiusura del traforo del Bianco.
Le manutenzioni straordinarie non fatte, i ritardi nella costruzione delle Reti Ten-T, dalla Tav al Terzo Valico, ci sono costate tantissimo e ci costeranno tanto.

Il Pnrr sarà importante per l’aumento della competitività e della crescita del nostro Paese, ma la costruzione dei Corridoi ferroviari europei determinerà lo sviluppo dei prossimi decenni. La rete delle infrastrutture ferroviarie, reti Ten-t, che si incrocerà nella Pianura Padana ci darà tra meno di 10 anni la più importante Area logistica del Sud Europa.
Che fosse importante traforare le Alpi per collegarsi con l’Europa prima del Conte Cavour, lo avevano detto due grandi personaggi della Alta Val Susa , Medail e De Ambrois.
Cavour però colloca il suo disegno infrastrutturale nell’ottica del grande politico che ha la vision completa del proprio Paese dentro il contesto internazionale, cosa che purtroppo manca ancora a tanti che se ne occupano oggi e del tutto negli Studi universitari.

Cavour sapeva benissimo che sarebbe stato costruito il canale di Suez, la prima grande infrastruttura che deviando i traffici, avrebbe deviato lo sviluppo verso il Mediterraneo e verso l’Europa.
Prima della costruzione del Traforo del Frejus il nostro Pil era 1/4 di quello inglese e 1/3 di quello francese. Noi siamo fermi ancora alla intuizione di Cavour. Mentre il primo traforo alpino viene costruito dal piccolo Stato Sabaudo, Cavour che ha anche il grande merito di aver spostato l’Arsenale Militare dal porto di Genova a La Spezia, ipotizzava che la linea ferroviaria Genova-Torino, ad Alessandria avrebbe potuto salire verso il Sempione e l’Europa. Questa Linea secondo il Conte doveva servire allo scalo genovese per contendere i traffici a Marsiglia.

Quando noi pensiamo al milione di container diretti alla Pianura Padana, continua la nota di Giachino, che puntano su Anversa o Rotterdam, dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo postosi dal Cavour e dobbiamo essere consapevoli che questo ci costa quasi mezzo punto di Pil all’anno e tanti posti di lavoro.
Se penso alla visione di Cavour mi stupisce lo sguardo limitato dei parlamentari europei che sollecitano il completamento della Linea AV Verona-Venezia e non chiedono la accelerazione a Francia e Italia della TAV….
Così come sono inspiegabili i ritardi  sul quadruplicamento verso Milano del Genova-Rotterdam.
Il ministro Salvini, conclude Giachino, che ha avuto il merito di recepire la grande richiesta della nostra Grande Piazza della Tav del 10 Novembre 2018, la Piazza che ha sconfitto i NO a Tutto, e col voto contrario alla Mozione No Tav del 7 Agosto 2019, ha contribuito a salvare la Tav, ora acceleri i lavori dalla parte italiana. Sarà la maggiore spinta ai francesi perché anche loro accelerino i lavori dalla loro parte.
Il convegno della Anita deve essere portato al Governo perché la politica delle infrastrutture alpine per il nostro Paese sono un problema vitale per oggi è ancor più per domani”.

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Tags: Trasporto

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